In quello stesso anno fu mandato a Firenze e alla scuola
del Maestro Venière Pignataro, pittore di notevole
sensibilità didattica, si avvicinò alle
forme espressive di Pierre Bonnard e, soprattutto, di
Ardengo Soffici manifestando un senso innato per la impaginazione
dei colori ed una efficace proprietà nel fissare
con immediatezza cose e paesaggi.
Nel 1941, nello studio bolognese di Giorgio Morandi,
imparò a cogliere l'essenzialità delle immagini
e dei volumi per immergerli, con il colore-luce, in uno
spazio interiorizzato.
Nel 1947, mentre risiedeva nel monastero di S. Salvatore
Monferrato (Alessandria) ebbe occasione di incontrare
Carlo Carrà e di perfezionare, con il suo magistero,
equilibrio formale, geometria poetica e rigore compositivo.
Nel 1953, recatosi a Londra nel monastero olivetano "Christ
The King", studiò Henry Moore e conobbe Francis
Bacon e Graham Sutherland dai quali trasse spunti per
numerosi e incisivi disegni: vive meditazioni sul senso
della dolorosa e agonizzante solitudine umana.
Si avvicinò poi al cubismo statico iniziando a
comporre i piani alla maniera di Picasso.
Tornato in Italia, per stabilirsi a Roma nel monastero
di S. Francesca Romana dove rimase fino al 1987, lentamente
abbandonò il linguaggio cubista per rivisitare,
con cromatiche partiture morandiane, il lirismo della
Scuola Romana e per passare, poi, all'astrattismo.
Dagli inizi degli anni Sessanta, frequentando l'architetto
Luigi Moretti progettista, tra l'altro, del complesso
residenziale "Watergate" di Washington e pioniere
con la rivista Spazio di una rinnovata cultura figurativa,
fu sollecitato a dipingere tele cosmologiche e informali
con la stesura dei colori su piani bidimensionali.
Tale fase evolutiva si concretizzò nella mostra
presso il Centro culturale S. Fedele di Milano (1961)
dove Padre Ambrogio offrì le premesse per una pittura
simbolico-cristiana, in cui l'arte sacra trovando la prima
ispirazione nella Bibbia, nei commenti dei Padri della
Chiesa, nella forza provocatoria dell'opera Bibbia e Liturgia
del cardinale P. J. Danièlou e nei testi conciliari
del Vaticano Secondo, viene intesa come riflessione religiosa
e momento liturgico.
La sperimentazione del linguaggio astratto continuò
per alcuni anni con dipinti carichi di simbolico lirismo
cristiano e con tematiche intrise di intensa emotività
- come Pianure, Città, Rondini sulla città
- e trovò la propria definizione prima con le opere
realizzate per commentare il Diario di Gusen di Aldo Carpi
sugli orrori dei campi nazisti di sterminio, e poi con
i dipinti dedicati all'antica civiltà dei Camuni.
Così i tetri segni del dolore si aprivano alla
catarsi affidandosi alle pure intuizioni del sentire immaginifico
dell'infanzia.
Dal 1987 al 1998, anno della sua morte, visse a Bolsena
(Viterbo), antica e piccola città sulle rive dell'omonimo
lago che, con i suoi trasparenti colori e con le vaporose
atmosfere, gli ispirarono tele dal tocco alquanto sognante
e decisamente impressionistico.
Con Novamosaici Padre Ambrogio Fumagalli ha
realizzato, per innumerevoli edifici di carattere religioso,
un elevatissimo numero di vetrate in vetri Dalles
e di mosaici.
BIBLIOGRAFIA
"Padre Ambrogio Fumagalli - Percorso Biografico tra
Simbolismo Cristiano e Arte Contemporanea"
a cura di Mario Fumagalli e Eleonora Bianchi (Press Grafica
Edizioni - 2008)
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